Susumu Koshimizu, U Fan Lee, Katsuhiko Narita, Nobuo Sekine, Kishio Suga, Katsuro Yoshida

Mono-ha. La scuola delle cose

A cura di Barbara Bertozzi, Maurizio Calvesi, Simonetta Lux, Toshiaki Minemure, Tusakasa Mori, in collaborazione con Maurizio Pierfranceschi

La mostra intitolata Mono-ha. La scuola delle cose, dà seguito all’intento del Museo Laboratorio di studiare le personalità più salienti del secondo dopoguerra.
Mono-ha (traducibile come “scuola delle cose”) è uno storico gruppo d’avanguardia, attivo dal 1968, che si contraddistingue dalle altre tendenze giapponesi di ricerca per la volontà di non rompere con la tradizione e con l’arte precedente, nonostante il aprirsi alle sperimentazioni. Come indica il suo stesso nome, Mono-ha si caratterizza per l’utilizzo e l’inserimento nelle opere di “cose”, oggetti e materiali allo stato naturale (pietre, legni) oppure manufatti di carta e acciaio.
Con questa mostra il Museo Laboratorio mette in pratica l’intento di far relazionare gli artisti con gli studiosi anche nella fase di ideazione e produzione. In occasione dell’esposizione, difatti, gli artisti giapponesi realizzano creazioni site-specific, appositamente pensate per gli spazi del Museo Laboratorio. La riuscita degli intenti su cui si fondava il MLAC trova compimento nella stretta collaborazione tra gli artisti e gli studenti, in fitta corrispondenza con il gruppo giapponese prima del loro arrivo in Italia, documentando e inviando foto, descrizioni e campioni di materiali propri dell’architettura e degli ambienti della città universitaria, poi predisponendo i materiali scelti (marmi, legni, tufo, lame di acciaio) al loro arrivo a Roma. Da questo interscambio ne risulta un lavoro fondato sul dato culturale e identitario, tutto giocato sulla complessa relazione dialettica fra Occidente e Oriente.

La mostra è stata realizzata con l’assistenza della Japan Foundation, in collaborazione con l’I.R.A.C.I. dell’Università d’Arte Tamadi Tokyo.